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Home > Blog > SOSTENIBILI QUESTI UMANI
11/06/18

SOSTENIBILI QUESTI UMANI

Enjoy Collio Experience: sono in viaggio tra Udine e Gorizia...

Enjoy Collio Experience: sono in viaggio tra Udine e Gorizia, mentre ripeto dentro di me questo, che non è uno slogan. Sento, piuttosto, che si tratta di una promessa.
Un’esperienza, è ciò che ti cambia, o meglio che aiuta a cambiarti: perché poi sta a noi, irrimediabilmente, concedere il potere di lasciarsi cambiare. QUESTIONE DI METODO Sono in Friuli Venezia Giulia, sfiorato moltissimi anni prima. Lasciati i bagagli al Castello di Spessa, che esplorerò poi, mi rimetto in viaggio con gli altri due moschettieri Marco e Giulia, nonché con il D’Artagnan che mi apre lo sguardo su questi posti, Klementina. Dovrò scrivere un articolo sul vino di questi produttori per Identità Golose, ma intanto affronterò una riflessione sulla sostenibilità che qui viene offerta, condivisa.
Non è un caso che io approdi subito da Venica e presto vorrei spiegare perché. Prima, vorrei fare una dichiarazione metodologica, se non di intenti. Che cos’è la sostenibilità per me? Fino a qualche tempo fa, era come rendere più sopportabile o meno pesante la nostra presenza di custodi che si sono montati la testa fino a considerarsi padroni, sulla Terra. Da giornalista, ma soprattutto filosofa, ho pensato a come mettermi in discussione, perché il cambiamento parte da noi. Un passaggio decisivo è il linguaggio. Non posso affermare: questa specie è a rischio di estinzione. Piuttosto: stiamo uccidendo questa specie. Questo, perché è nostra responsabilità salvarla, come averla portata fin sul baratro.
Il linguaggio chiarisce le idee e rende più facile mutare. Voglio sforzarmi di metterlo in pratica in questo viaggio e chiedo di aiutarmi a farlo.
Giugno si è appena aperto, siamo a sabato 2 per la precisione. E io raggiungo il gruppo da Venica appunto, a Dolegna del Collio. Qui, oltre a degustare il primo vino che mi svela questa terra, sento parlare di sostenibilità, in un modo che mi afferra alla gola dell’anima. Sì, perché è un linguaggio moderno, che passa dalle espressione entusiastiche di Ornella come da un Qr Code tutt’altro che freddo. Questa imprenditrice racconta la storia di famiglia e un impegno solenne: quello di stendere un bilancio della sostenibilità. Ciò che mi colpisce del Collio – lo ritroverò anche nei giovani viticoltori – è che questo tema sta a cuore moltissimo, prima ancora che venga burocraticamente messo a fuoco. Insomma, le certificazioni possono attendere, in più di un caso: prima bisogna voler cambiare, che poi è ritrovarsi, tornare cioè più vicino alle proprie radici.

UMANI PRIMA DI TUTTO
Da Venica lo comprendo, attraverso anche la cantina. Poco prima, Carola Nitsch ci ha anticipato che vivremo qualcosa di straordinario. Ogni generazione verrà narrata attraverso una porta: l’ultima, con qualche velatura in più perché le sia offerta l’opportunità di scegliere, fino all’ultimo, se dedicarsi completamente a questo compito meraviglioso e difficile. Capisco meglio ciò che avevo intuito qualche giorno prima sul lago di Como, quando un passerotto insistente si era posato sui nostri bicchieri di perenni viaggiatori. Mi ero chiesta allora, da lui sollecitata: ma il mio stile di vita è sostenibile? Nel senso: sto usando (parola che mi sta un po’ antipatica, allora optiamo per “adoperando”) le mie risorse in maniera umana e naturale?

UMANO E NATURALE
Ecco, adesso penso che umana e naturale debbano incontrarsi, perché l’uomo è l’ambiente. Vi medito, allontanandomi da Venica e continuando la mia immersione nel Collio. Vivo la tappa a Gorizia, accogliendola come quieta e irresistibile per questo. La mostra sulla principessa Sissi è un primo pegno: un’anima viaggiatrice anch’essa, inquieta, ribelle eppure in un certo senso addomesticata a ciò che le consegnava un senso.
Quindi saliamo verso il castello. Uno dei momenti più rivelatori è alternare lo sguardo sui due lati del confine, tra Italia e Slovenia. Poco dopo, alla degustazione del consorzio Collio, scandita dallo showcooking, sarà l’assessore alla Cultura Fabrizio Oreti a svelarmi un altro tassello: meglio parlare di frontiera. Perché il confine divide, la frontiera unisce, fa incontrare. Questa sera, mentre scopro gusti e storie di aziende vinicole, assaporo proprio un incontro: quello tra culture, provenienze, desideri, obiettivi. Sostenibili questi uomini e donne: me lo sussurra il primo tuffo nella Collio Experience.

Marilena Lualdi

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