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Home > Blog > Capitolo primo. L’amore
27/08/18

Capitolo primo. L’amore

La base di tutto è l’innamoramento, perché quando si è innamorati...

“La base di tutto è l’innamoramento, perché quando si è innamorati non pesa niente” Marco Felluga
Il 28 ottobre del 2017 Marco Felluga ha compiuto 90 anni.
E questa dinastia di viticoltori d’origine istriana è giunta alla sesta generazionie.
Tutto è iniziato con Michele e poi Giovanni, quando vendevano vino sfuso in una locanda a metà del 1800; poi Marco che nel 1956, insieme al fratello Livio, ha fondato l’omonima azienda a Gradisca d’Isonzo. Siamo negli anni del boom economico, la gente inizia a ricercare qualità, si comincia pure a imbottigliare e in generale a prestare un’attenzione differente al mondo del vino. E Marco non si fa trovare impreparato.
Poi, negli anni Settanta, mentre tutti abbandonano le campagne acceccati dal miraggio della città, dell’industria e della modernità, alcune famiglie come quella di Marco peccano di estrema lungimiranza e acquistano vigne e terreni. Tra questi, una delle più belle tenute del Collio, Russiz Superiore, zona dal passato incredibile, con 700 anni di storia nel corso dei quali si sono succedute nobili famiglie e nobili vini. Infatti quella dei Felluga viene spesso definita “una storia di grandi intuizioni”, perché Marco ha compreso come pochi, e fu tra i primissimi, ciò che bisognava fare affinché queste colline vocate alla viticoltura diventassero IL Collio, ovvero la zona d’elezione nella storia enologica d’Italia, dove è partito il nuovo stile dei bianchi, il Rinascimento del vino italiano.
Marco distribuisce fin da subito equamente questi terreni ai suoi tre figli Alessandra, Roberto e Patrizia; ma lo fa senza mai alcuna imposizione. E oggi ognuno di loro non solo afferma di aver avuto la possibilità di scegliere, ma di aver anche avuto la libertà di lasciare la propria impronta differente: infatti, c’è Patrizia, che fa solo due uvaggi e già lavora con i suoi due figli in cantina; Alessandra che invece ne fa molti di più; e poi Roberto con sua figlia Ilaria, alla sesta generazione, che ha 23 anni sta studiando enologia a Udine, dove più della metà degli iscritti a enologia sono figli di persone che hanno a che fare con il mondo del vino, dimostrando come questo passaggio alle generazioni future sia tutt’altro che in arresto. “La passione deve venire da te, mi hanno sempre detto”, racconta Ilaria, “e così è stato, quando durante la prima vendemmia ho affiancato mio padre, andando sempre con lui a vedere il mosto in fermentazione, a controllare se l’uva era pronta… E ora che siamo di nuovo vicini alla vendemmia non mi sembra vero!”. Il bello poi è che ad ogni generazioni avviene un cambiamento: se con Marco è l’acquisto dei terreni, l’imbottigliamento e la nascita dell’azienda, con Roberto è il passaggio alla Riserva. E chissà che cosa succederà con Ilaria!

Ma la vita a Marco gli ha insegnato a non fermarsi mai, almeno di fronte all’amore: è così che oggi il suo nuovo grande innamoramento è per il Pinot Bianco, un gran vino ancora poco compreso. “Perché i vini vanno spiegati e raccontati con il dialogo e con il vino il dialogo non finisce mai. Io ho lavorato tanto sì, ma mi sono anche divertito tantissimo, perché quando fai un lavoro con così tanta passione, ti sembra di non lavorare nemmeno un giorno, infatti in 91 anni non ho mai avuto un momento di stanchezza e guarda un po’, tutti i denti che ho sono ancora miei! Ah, che bello il nostro lavoro…”

Giulia Ubaldi

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